La pandemia influenzale: cosa rappresenta per istituzioni e aziende

L'11 giugno l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha elevato a 6 la fase dell'allerta pandemica, proclamando così che è in atto una pandemia influenzale di ceppo H1N1.

Nella conferenza stampa il Direttore Generale dell'OMS, Margaret Chan, ha specificato che sulla base dei dati attuali questa influenza è "moderata" e che il virus si mostra "pretty stable", che non ha cioè mostrato una facilità a mutazioni che lo modifichino sensibilmente. Ha comunque sottolineato la particolarità di una situazione che vede contemporaneamente un ceppo, l'H1N1, in fase 6 e un altro, l'H5N1, in fase 3.

Alcuni recenti commenti in Italia, hanno accusato il viceministro Ferruccio Fazio di allarmismo per aver riconosciuto in un'udienza in commissione parlamentare che in un piano pandemico non si poteva escludere fra le misure anche la ritardata apertura delle scuole o la loro chiusura. Il Ministero della Salute Italiano, finora è stato meno che allarmista e queste accuse, così come certi commenti che sottolineano i vantaggi economici per grandi imprese del settore farmaceutico rappresentati dalla pandemia, fanno intravvedere come sia molto diffusa l'incapacità di analizzare con serietà il problema.

Pandemie del ventesimo secolo
Pandemia Periodo Influenza A
virus sottotipo
Malati mondiali Decessi Mondiali Mortalità
Spagnola 1918-19 H1N1 1 Miliardo
(circa il 50%)
20-100 milioni >2,5%
Asiatica 1956-58 H2N2   2 milioni < 0,1%
Hong Kong 1968-69 N3n2   1 milione < 0,1%
Influenza Stagionale annuale A/H3N2
A/H1N1, e B
340mil - 1 mld
(5-15%)
250k–500k/anno < 0,05%

Sono sopravvissuto, e abbastanza bene, alle due precedenti pandemie influenzali, l'asiatica del 1956 e l'Hong Kong del 1968, della prima ricordo solo i racconti della nonna a proposito della "spagnola" del 1919, che dipingeva come una vera e propria pestilenza. La spagnola è bene ricordarlo era anch'essa di ceppo H1N1 e anch'essa si era manifestata inizialmente in forma blanda.

Per le autorità sanitarie, la pandemia influenzale è un problema di sanità pubblica, che richiede un mix di strategie di contenimento, mirate a ritardarne e limitarne la diffusione, e di strategie di mitigazione, mirate a ridurne l'impatto. In entrambe le strategie, nessuna delle quali da sola può bastare, la comunicazione al pubblico è una parte importante per fornire un "orientamento anticipatorio", cioè dire al pubblico cosa deve aspettarsi, in modo che questo non generi poi panico o reazioni ingiustificate o controproducenti, e per "educare" il pubblico sulle caratteristiche di questa pandemia, su comportamenti di igiene e di "distanza sociale" che possono aumentare la protezione individuale, sui comportamenti da adottare per l'assistenza domiciliare dei familiari che dovessero contrarre la patologia e sulle misure terapeutiche raccomandabili. La comunicazione pubblica ha anche il compito di far comprendere al pubblico che è una situazione che durerà probabilmente due anni, con una seconda ondata, che è una situazione in evoluzione, che la pandemia non può essere arrestata e che le autorità sono preparate a gestirla e si stanno preparando ad adattare la risposta alle sue evoluzioni.

Per le aziende, la pandemia non è un problema di sanità pubblica: è un problema economico e di business continuity.

Se un appunto può essere mosso alle autorità italiane, che stanno affrontando la situazione con realismo e con serietà, è quello di non aver sensibilizzato adeguatamente le imprese su quanto è raccomandabile per loro mettere in atto per affrontare la situazione e la sua possibile evoluzione. Non mi risulta, per esempio, che sia stata predisposta una guida alla preparazione come la "Pandemic influenza checklist for Business" prediposta dal Cabinet Office Britannico, che consigliamo vivamente di esaminare.

Dal punto di vista della comunicazione, per le imprese, c'è senz'altro la necessità di pianificare la comunicazione interna ai propri dipendenti, in funzione degli scenari possibili, la necessità di analizzare per quali interlocutori (clienti, consumatori, etc.) ci sono o potrebbero insorgere specifiche necessità di comunicazione (dipende molto dall'attività dell'azienda, ovviamente) e l'opportunità di mostrare ai propri stakeholders che l'azienda è pronta a contenere l'impatto finanziario sui suoi conti e ad essere una componente responsabile della società.

Può essere utile per ragionare sulla preparazione che le aziende dovrebbero aver messo a punto o dovrebbero accingersi a elaborare fare il punto su dove siamo.

Il punto di partenza è:

  1.  La pandemia H1N1 è inarrestabile e sarà pervasiva - come per altre pandemie è prevedibile che arrivi a colpire fra un quarto e la metà della popolazione.
  2. La pandemia, per il momento, si presenta blanda. In altri termini la percentuale di pazienti che sviluppano gravi complicazioni o muoiono è inferiore alla percentuale della normale influenza stagionale. Come ha fatto osservare la Dottoressa Chan, questo comunque può significare che nei paesi più poveri e popolati del terzo mondo, quando saranno pervasi da questa pandemia, in un contesto di assistenza medica estremamente carente o del tutto assente, anche se blanda avrà un impatto. Per quanto riguarda questa influenza, essa si distingue dalle influenze stagionali in cui i decessi si manifestano in individui anziani fragili, perchè il 2% di casi che hanno sviluppato gravi complicazioni, spesso di rapida progressione, fino a polmoniti potenzialmente letali, sono stati fra giovani adulti fra i 30 e i 50 anni d'età e che per la metà in individui precedentemente sani e che non presentavano condizioni preesistenti particolari.
  3. E' necessario prepararsi alla possibilità che la pandemia H1N1 possa diventare più grave. Sebbene, per il momento, sia blanda e stabile, non dobbiamo prepararci ad affrontare solo quella che conosciamo, ma anche le sue possibili evoluzioni.

Per il momento la pandemia influenzale ha già avuto alcuni effetti: ha influito positivamente sui bilanci di aziende produttrici di vaccini, farmaci antivirali, presidi per la prevenzione quali, per esempio, misuratori di temperatura e mascherine, contemporaneamente in alcuni ambienti scientifici cresce la preoccupazione che le misure preventive messe in atto dai governi con pesanti investimenti, distolga risorse da altre patologie e crei problemi finanziari per progetti di ricerca su altri temi.

Si profilano tre tipi di scenario:

  1.  La pandemia, che ha già praticamente coinvolto il 100% dei paesi aderenti all'OMS si diffonde nella forma attualmente conosciuta, blanda per l'appunto, con un impatto di tipo economico dovuto all'accresciuto assenteismo per malattia ( che il ministero del lavoro francese stima fino al 40% nelle due settimane di picco influenzale, negli UK Ernst & Young stima un calo del Pil del 7,5% con un'ulteriore possibile caduta dell'1,2% nel 2010), e ad una riduzione di alcuni tipi di consumi e procrastinazione di investimenti.
  2. La pandemia si aggrava per una mutazione del virus, assumendo una forma meno blanda e più grave. Questo scenario, che Peter Sandman definisce "serious but manegeable" comporta seri problemi di gestione a livello ospedaliero per l'enorme afflusso di pazienti, possibili decisioni di chiusura di scuole, di cancellazione di eventi artistici e sportivi che comportino la riunione di grandi masse di persone, un tasso di assenteismo tale da compromettere la continuità di alcuni servizi, di alcune produzioni, di trasporti, con il rischio di problemi di approvvigionamento di beni essenziali, quali alcune derrate alimentari e farmaci.
  3.  Il terzo scenario, catastrofico, o come definito da Sandman "nightmeare" considera una mutazione del virus che lo porti alla gravità della pandemia di Spagnola del 1918 o peggio ancora una combinazione genetica con l'H5N1 che finora ha contagiato un numero minimo di persone (meno di 500 dal 2003 ad oggi), ma ha mostrato un sorprendente tasso di mortalità del 61%. Un virus con le caratteristiche di trasmissibilità dell'H1N1 e di mortalità dell'H5N1 è una prospettiva così terribile che non consente di considerare alcuna preparazione.

Nel nostro emisfero la stagione influenzale va da novembre a marzo, già adesso la nuova influenza A(H1N1) si è dimostrata inarrestabile e le misure di screening ai valichi hanno perso efficacia. Per le imprese che ancora non lo hanno fatto è venuto il momento di analizzare l'impatto che la pandemia potrà avere sulla loro attività, non solo nello scenario corrente di forma influenzale più blanda delle normali influenze stagionali, ma anche nell'ipotesi di uno scenario più serio, che potrebbe non avverarsi ma che nessuno è in grado di escludere sulla base dei dati scientifici ed epidemiologici, identificando le minacce alla business continuity e le misure atte a contenerle.

Lo scenario è in evoluzione e il periodo temporale che vedrà la nuova influenza A(H1N1) in azione può ragionevolmente riguardare fino a due anni, le autorità sanitarie internazionali e nazionali hanno il loro compito, ma ogni impresa deve prepararsi, in modo sostenibile ma efficace, a gestire i problemi che possono insorgere.

Per fare un esempio, preparandosi a modificare le proprie procedure e prassi per quanto riguarda le trasferte internazionali, valutando la possibilità che prodotti o materie prime provenienti da altre nazioni possano presentare difficoltà di approvvigionamento, identificando per quali uffici dovrà essere garantita assolutamente la continuità di attività, quali attività possono essere svolte in telelavoro, etc.

Avendo bene in mente che il piano di preparazione dovrà essere aggiornato nel tempo in funzione degli sviluppi e monitorando con attenzione l'evolversi della situazione internazionale.