Wei-ji è l’ideogramma cinese del termine crisi, è composto dalle parole pericolo e opportunità. In nessuna altra lingua è così ben condensato il significato del termine.
Pandemia, è ora di non pensare più ai polli
“We had three pandemics in the last century — and there is no reason to belive there won't be one in this century" Klaus Stöhr, Chief influenza expert, WHO 2005
Nell'agosto del 1997 -dieci anni orsono- il virus H5N1 passò per la prima volta all'uomo. Nell'autunno dello stesso anno a Hong Kong comparve il primo focolaio con 18 persone colpite e 5 decessi. Dal 2003 a oggi la famigerata aviaria ha colpito, in quasi cinque anni, 322 esseri umani causando 195 decessi. Il micidiale virus era stato isolato nel 1996 in un'oca in un allevamento in Cina. Si è manifestato in più di 150 milioni di volatili in 60 paesi, ha fatto strage di animali, ma è rimasto sostanzialmente non trasmissibile all'uomo.
L'allarme lanciato a suo tempo dalla WHO ha generato una psicosi alimentare,nel 2005 secondo Coldiretti il consumo di carne bianca si è ridotto del 50% in seguito alla diffusione delle notizie sull'influenza aviaria, con un costo enorme per il settore.
Una reazione esagerata se si pensa che in un solo anno, il 2000, nella sola Italia la normale influenza è stata causa di morte per 1532 persone.
Ora di aviaria si parla poco. Ma l'evoluzione del virus H5N1 non può essere predetta, e secondo L'OMS il rischio di una pandemia è grande e destinato a persistere. Se e quando una mutazione del virus H5N1 lo renderà trasmissibile da uomo a uomo, nel giro di pochi mesi avremo una pandemia.
La pandemia è un’epidemia che si estende in breve tempo a tutta la popolazione del globo tramite la rapida diffusione di un nuovo virus influenzale.
L’evento pandemia comporta un forte impatto sulla popolazione, non solo su quella che viene definita “a rischio” di influenza o di influenza aviaria, ma potrebbe presentarsi con una aumentata incidenza anche negli individui giovani e sani. Le passate pandemie di influenza hanno comportato numeri elevatissimi di malati, ricoveri e decessi, con gravi implicazioni sanitarie, sociali ed economiche.
Cosa rappresenterebbe una pandemia? Quale scenario?
Una pandemia influenzale potrebbe avere un forte impatto sull'economia globale, inclusi viaggi, commercio, turismo, settore alimentare, consumi e, infine, mercati finanziari. Pensiamo ad uno scenario in cui per alcuni mesi, dal 30 al 50% degli operatori di mezzi di trasporto, utilities, banche, poste, grandi magazzini, imprese - qualsiasi attività senza discriminazione - è assente dal lavoro perchè ammalato o perchè deve assistere propri familiari malati. Pensiamo ad uno scenario in cui attività come condurre un tram, servire la cassa di un supermarket pongono un grave rischio di ammalarsi. In cui servizi essenziali devono continuare ad andare avanti con una forza lavoro a ranghi ridotti e con una precarietà di previsione sulla sua disponibilità a breve.
Oggi per molte organizzazioni una pandemia è il rischio di impatto maggiore per cui pianificare la risposta. Ma, passata la psicosi alimentare, non sembra che le imprese private prendano sul serio questo rischio e si preparino adeguatamente a fronteggiarlo. Eppure non solo le infrastrutture critiche hanno una responsabilità di assicurare una business continuity, tutte le imprese devono pianificare come proteggere la salute dei propri dipendenti e come limitare l'impatto negativo sull'economia e sulla società.
La pandemia non arriverà in volo portata da un fagiano, ma in business class. E quando l'OMS dichiarerà lo stato di pandemia, sarà già troppo tardi per pensare quali misure adottare.
E' impossibile sapere quando una pandemia si verificherà o come si manifesterà. Ma sulla base delle esperienze del 1918, 1957, e 1968, sappiamo che una pandemia si verificherà.
Vaccinazioni, antivirali, misure di sanità pubblica potranno rallentarne lo sviluppo, forse, ma non impedirla.
E' ora di non pensare più ai polli, ma al business: pianificare cosa fare, come fronteggiare tale situazione, con tutte le sue implicazioni, come riorganizzare le nostre attività in un tale scenario.
Le pandemie del passato
Nel secolo scorso la comparsa di nuovi sottotipi di virus influenzali di tipo A ha causato 3 pandemie, che si sono diffuse in tutto il mondo entro un anno dalla scoperta:
1918-19, l’epidemia spagnola [A (H1N1)] causò il più elevato numero di decessi per influenza anche se i dati sono molto incerti e variano da 20 fino a 40-50 milioni di persone in tutto il mondo. Molti decessi avvennero nell’arco di pochi giorni dall’infezione, altri per complicanze successive. Circa la metà dei casi si riscontrò tra giovani e adulti in buona salute.
1957-58, influenza asiatica [A (H2N2)]. Causò settantamila morti negli Stati Uniti. Il virus, identificato per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, si diffuse a giugno dello stesso anno in America e nel resto del mondo.
1968-69, influenza di Hong Kong [A (H3N2)]. Responsabile di circa 34.000 decessi negli Stati Uniti, il virus venne identificato per la prima volta a Hong Kong agli inizi del 1968 e si è diffuso più tardi in America.