Wei-ji è l’ideogramma cinese del termine crisi, è composto dalle parole pericolo e opportunità. In nessuna altra lingua è così ben condensato il significato del termine.
Quando la causa della crisi è il Top Management
Due crisi che hanno coinvolto due leader mondiali nei rispettivi settori: Merck nel 2004 e Volkswagen nel 2015 sono state caratterizzate fra l’altro da una perdita di valore veramente drammatica per gli azionisti.
Il titolo Merck a seguito dello scandalo VIOXX, il farmaco antinfiammatorio non steroideo ritirato dal mercato mondiale nel settembre 2004 rivelatosi pericoloso a causa di effetti cardiovascolari taciuti dall’azienda, accusata di gravi manipolazioni, subì un crollo del 27%, bruciando 25 miliardi di dollari del suo valore per gli azionisti.
Il caso Dieselgate, con l’accusa al colosso tedesco dell’auto, accusata di aver falsificato i dati delle emissioni di vetture munite di motore diesel venduti negli Stati Uniti d'America, con un software della centralina appositamente modificato, esplose venerdì 18 settembre 2015. Il lunedì successivo le azioni VW crollarono in Borsa del 18% e proseguirono la discesa nei giorni successivi, bruciando 24 miliardi di capitalizzazione nelle prime due sedute e scivolando fino al 42% sotto al valore del 18 settembre.
In entrambi i casi gli investitori hanno pagato un conto salatissimo per comportamenti furbeschi del management.
Il compito del top management delle aziende dovrebbe essere innazitutto quello di proteggere il valore per l’azionista. Questi due casi clamorosi – che hanno visto strascichi con anche class action da parte di investitori danneggiati – evidenziano il rischio rappresentato da un sistema di Governance e di un sistema premiale che remunera i risultati ottenuti dal management senza controllare come questi risultati vengono ottenuti.
Merck e Volkswagen sono sopravvissute con gravi perdite economiche a queste due crisi, non altrettanto è successo alla Lehman Brothers, fallita nel 2008 a causa delle scelte di Richard Fuld (l’amministratore delegato che l’avrebbe portata al fallimento).
Questi sono solo alcuni degli esempi dei rischi rappresentati da un sistema che prevede incentivi per i manager e cospicui bonus per il top management legati al raggiungimento dei risultati che possono indurre a scelte nella condotta dell’azienda, sottovalutando le potenziali conseguenze di politiche un po’ troppo disinvolte.
E’ un fatto naturale che il management persegua compensi molto elevati ma è l’azionariato e in particolare gli investitori istituzionali che dovrebbero imporre l’adozione di meccanismi di controllo in grado di prevenire che vengano decise strategie che possono portare a ottimi risultati sul breve termine ma che comportano l’assunzione o la sottovalutazione di rischi che possono poi rivelarsi letali.